"Gianni Aricò è tutto fuorchè una figura debole, sia come artista che come essere umano: mi ha sempre fatto venire alla mente un altro veneto, il pittore Giorgione, che il suo comptempraneo Giorgio Vasari descriveva come "grande nell'animo e nella persona". Gianni Aricò è davvero solido, pieno di forza e imponente come le sue creature in bronzo. Niente si adatta meglio a lui che il paragonarlo agli antichi maestri: secondo il mio giudizio, egli è uno dei nostri migliori scultori per la nobiltà, lo spirito solenne e lo stile unico dei suoi lavori.
Lo conosco da anni e ho potuto ammirare molte sue altre creazioni nello stesso stile del Monumento a Cristoforo Colombo: la Fontana di Mestre, il Memoriale della battaglia del Piave di Pederobba (Treviso), tutti in bronzo, tutti con molti, commoventi personaggi. Le sue sculture sembvrano nascere dal desiderio e dalla necessità che esse parlino alla gente, e con loro si stabilisca una comunicazione diretta per mezzo di un linguaggio senmplice, comprensibile, basato sul rispetto della tradizipone, ma anche aperto alla sensibilità più moderna.
Lo stile plastico di Aricò è in maniera spontanea adatto ad esprimere sentimenti forti,. Noi storici dell'antico passato, sentiamo che in lui si ritrova il sostanziale rapporto con i maestri delle cattedrali medievali, dove cortei di religiosi, divinità e saniti erabno capaci di comunicare con gli umili credenti, che a stento sapevano leggere e scrivere.
Proprio per quersto suo atteggiamento peculiare, Gianni Aricò può essere annoverato fra i grandi scultori contemporanei come Martini, Manzù, Marino o Henry Moore: non che il suo stile assomigli in qualche modo al loro, ma perchè anche essi credono nel mondo primitivo dei sentimenti e delle immagini in cui Aricò sembra sentirsi completamente a suo agio. In tutti i suoi lavori egli è fedele a questa regola che è propria dell'Umanesimo. Per questo nella scultura di Aricò qualcosa riempie i nostri cuori con la poesia della vita spirituale".
(Terisio Pignatti, 1992)
Lo conosco da anni e ho potuto ammirare molte sue altre creazioni nello stesso stile del Monumento a Cristoforo Colombo: la Fontana di Mestre, il Memoriale della battaglia del Piave di Pederobba (Treviso), tutti in bronzo, tutti con molti, commoventi personaggi. Le sue sculture sembvrano nascere dal desiderio e dalla necessità che esse parlino alla gente, e con loro si stabilisca una comunicazione diretta per mezzo di un linguaggio senmplice, comprensibile, basato sul rispetto della tradizipone, ma anche aperto alla sensibilità più moderna.
Lo stile plastico di Aricò è in maniera spontanea adatto ad esprimere sentimenti forti,. Noi storici dell'antico passato, sentiamo che in lui si ritrova il sostanziale rapporto con i maestri delle cattedrali medievali, dove cortei di religiosi, divinità e saniti erabno capaci di comunicare con gli umili credenti, che a stento sapevano leggere e scrivere.
Proprio per quersto suo atteggiamento peculiare, Gianni Aricò può essere annoverato fra i grandi scultori contemporanei come Martini, Manzù, Marino o Henry Moore: non che il suo stile assomigli in qualche modo al loro, ma perchè anche essi credono nel mondo primitivo dei sentimenti e delle immagini in cui Aricò sembra sentirsi completamente a suo agio. In tutti i suoi lavori egli è fedele a questa regola che è propria dell'Umanesimo. Per questo nella scultura di Aricò qualcosa riempie i nostri cuori con la poesia della vita spirituale".
(Terisio Pignatti, 1992)